Posts written by Giorgio - bib

view post Posted: 8/3/2010, 17:36 Il lariosauro - Zoologia e dintorni
CITAZIONE (mr Tipps @ 4/3/2010, 18:52)
Ho visto un libro sulla criptozoologia (All'ombra dei falsi mostri, editrice Ananke) che parla anche del lariosauro. A proposito del mostro dell'agosto del 1957, dice che Giorgio avrebbe ipotizzato "che si tratta, forse, di un grosso coccodrillo, liberato da un circo o comunque dallo sciagurato di turno" (p.65). Gli autori dicono che sono perplessi per questa spiegazione. Io invece resto perplesso perché non mi pare che Giorgio abbia mai parlato di un coccodrillo.

Resto anch'io perplesso.
Ho sempre detto e continuo a pensare che il "mostro" dell'agosto del 1957 sia semplicemente un'invenzione del giornale ("L'Ordine") che ha pubblicato la notizia.
Maurizio Mosca era anche uno dei relatori alla conferenza del 2006 ricordata da Tipps nella quale ho espresso tale opinione (e tra il pubblico c'era anche l'altro autore di All'ombra dei falsi mostri, Pasquale Saggese).
Non ho mai fatto l'ipotesi del coccodrillo né per questo né per altri "mostri" lariani.

L'unica spiegazione che mi viene in mente è che alla base dell'errore possa esserci il documentario La valle dei basilischi, trasmesso da Rai Tre nel febbraio del 2006. Saggese certamente deve conoscerlo dato che è tra gli intervistati. Nel documentario c'ero anch'io, per parlare dei "mostri" del lago di Como. Quando ho citato il caso del "mostro" del settembre del 1957 (NB: settembre, non agosto: non è quello di cui si diceva più sopra), ho detto che era stato descritto come un animale con un muso simile a quello di un coccodrillo e che per questo pensavo che potesse essere un luccio. Purtroppo (come riferiva la recensione su "Mah", n.3, marzo 2006, p.3) nel montaggio il regista ha tagliato le mie parole dopo "coccodrillo" ed è passato a mostrare immagini di questo animale. Questo potrebbe aver causato un'errata interpretazione (descritto come simile a un coccodrillo, comunque, non equivale a "forse è un coccodrillo") che è stata poi applicata anche al "mostro" sbagliato (l'invenzione del giornale dell'agosto del 1957 invece del possibile luccio del settembre del 1957 di cui stavo parlando).
view post Posted: 2/2/2010, 12:04 Mostri marini - Zoologia e dintorni
Tra i casi citati da Heuvelmans e ripresi da McCormick (vedi intervento precedente) c'è quello del "mostro" della Osborne, avvistato nel 1877 al largo della Sicilia.
Il luogotenente W. P. Haynes della nave britannica Osborne disse di aver visto nel mare di fronte alla costa settentrionale della Sicilia, a circa duecento metri di distanza, emergere dalle acque una serie di pinne che si susseguivano per una decina di metri. Dopo pochi secondi scomparvero e apparve la parte anteriore del corpo di un mostro marino con la testa simile a quella di un toro e la pelle liscia come quella di una foca (The Sea Monster, in “Scientific American”, 37 (1877), p.71; ripubblicato in Incredible life : a handbook of biological mysteries, compiled by William R. Corliss, Glen Arm : The Sourcebook Project, 1981, pp.515-516).
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Visto che si tratta di due avvistamenti separati, sia pur molto vicini nel tempo, nulla ci assicura che entrambi i disegni si riferiscano ad un medesimo animale e, anzi, sembra più ragionevole supporre il contrario (così pensa anche McCormick).

Sul primo disegno, lo scettico Henry Lee citava l’opinione di Frank Buckland secondo il quale le pinne potevano appartenere non ad un solo animale, ma a più squali elefante (Cetorhinus maximus) che nuotavano in fila facendo emergere dall'acqua le pinne (cit. in Oudemans 1892). Anche McCormick (2007) ipotizza che potesse essere un gruppo di pesci o cetacei.

Per quanto riguarda il secondo disegno, nel suo precedente articolo sugli avvistamenti di "multipinne", McCormick pensava a un pinnipede osservato in condizioni non ottimali, mentre in quello più recente parla di una tartaruga liuto (Dermochelys coriacea). Lorenzo Rossi aveva pensato a una megattera (Megaptera novaeangliae) che, rovesciata sul dorso, muove le pinne su e giù.
Io avevo già qualche anno fa suggerito l'ipotesi della Mobula e tuttora è quella che trovo più convincente.

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Mobula in superficie (foto di Eletta Revelli)

(Il caso della Osborne è compreso in una mia pagina sui "mostri" dei mari italiani che trovate qui).
view post Posted: 7/1/2010, 19:28 Coccinelle Harmonia axyridis - Zoologia e dintorni
Ieri (6 gennaio 2010) ne ho trovata una in casa (a Como).
Lunghezza: 6 mm.
Colore: ocra con punti neri.
Disposizione dei punti:
- prima fila (a partire dalla testa): 4 appena accennati
- seconda fila: 6, più definiti (quello centrale, in ciascuna elitra, un po' più arretrato)
- parte posteriore: nessun punto ben riconoscibile - si vede qualche traccia di nero che assomiglia a quanto può rimanere di un tratto di pennarello cancellato

Oggi (7 gennaio 2010) ne ho trovata una in biblioteca (a Parè).
Foto qui sotto (i quadretti sono di 5 mm di lato).

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view post Posted: 24/12/2009, 13:18 Coccinelle Harmonia axyridis - Zoologia e dintorni
Eccone un altro esemplare avvistato e fotografato oggi (24 dicembre 2009) in biblioteca:

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view post Posted: 24/12/2009, 09:35 Chiesa e ufo - Mah
In effetti non è una novità e, tra l'altro, "Leggo" dovrebbe ben saperlo visto che nel maggio del 2008 ne aveva già parlato come fosse una novità (e non lo era neppure allora).
Il numero del 14 maggio 2008, p.3, sotto il titolo: Il Vaticano apre a ET: possibile credere negli alieni, diceva: "Il Vaticano prende posizione per la prima volta sul problema degli alieni". A essere rigorosi, dire "il Vaticano apre" o "il Vaticano prende posizione" non è preciso, perché non abbiamo a che fare con un documento ufficiale della Chiesa cattolica, ma con un'affermazione del direttore della Specola Vaticana, il gesuita José Gabriel Funes, in un'intervista all' "Osservatore romano".
In ogni caso non si tratta di una novità. Lo stesso Funes esprime questa opinione da anni, come per esempio aveva fatto ai tempi del convegno internazionale della Specola presso la Pontificia Università Gregoriana nel 2000.

CITAZIONE
In una tipica galassia, un ammasso di almeno cento miliardi di stelle, ci potrebbero essere moltitudini di pianeti gemelli della Terra, con esseri viventi come noi. Se, come io credo, essi esistono, possono essere considerati fratelli della creazione
(Funes cit. in Franco Foresta Martin, L'astrofisico del Vaticano: «Gli extraterrestri esistono e sono nostri fratelli», "Corriere della Sera", 13 giugno 2000, p.6)

A quei tempi Funes non era ancora direttore della Specola, ma neppure il fatto che chi ha questa carica esprima simili opinioni è una novità visto che anche il predecessore di Funes, George Coyne, pure lui gesuita, era su queste posizioni:

CITAZIONE
In fondo non sarebbe un egocentrismo cosmico pensare che noi siamo gli unici esseri intelligenti dell'universo?
(cit. in Andrea Colombo, C. S. Lewis e gli extraterrestri, "Studi cattolici", XLI (1997), pp.683-684)

CITAZIONE
L'universo è tanto grande che sarebbe una follia dire che noi siamo l'eccezione. [...] Questo ci dimostrerebbe che Dio ha ripetuto altrove ciò che esiste sulla terra e nello stesso tempo toglierebbe dalla fede quel geocentrismo, quell'egoismo, se posso dire, che ancora la caratterizza.
(risposta di padre Coyne in Giovanni Caprara, Cercando Dio oltre il Big Bang, "Corriere della Sera", 7 gennaio 2002, p.23)

Quindi nessuna sorpresa se padre Funes, diventato direttore della Specola, continui a esprimere le opinioni che aveva in precedenza e che erano condivise dal suo predecessore. Ecco alcune delle affermazioni di padre Funes che tanto scalpore hanno fatto nel maggio del 2008, tratte dall'articolo di Luigi Accattoli per il "Corriere della Sera" (Il Vaticano apre agli extraterrestri «Si può credere in Dio e in E.T.», 14 maggio 2008, p.22):

CITAZIONE
E' possibile credere in Dio e negli extraterrestri. Si può ammettere l'esistenza di altri mondi e altre vite, anche più evolute della nostra, senza per questo mettere in discussione la fede nella creazione, nell'incarnazione e nella redenzione.

CITAZIONE
Come esiste una molteplicità di creature sulla terra così potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio.

In risposta a quella che Accattoli definisce una "obiezione vertiginosa: ma da chi sarebbero stati redenti questi alieni?", padre Funes risponde che "non è detto che essi debbano aver bisogno della redenzione. Potrebbero essere rimasti nell'amicizia piena con il loro Creatore" e in ogni caso "anche loro, in qualche modo, avrebbero la possibilità di godere della misericordia di Dio, come è stato per noi uomini".
Insomma, per padre Funes la possibile esistenza di esseri extraterrestri intelligenti non è in nessun modo in conflitto con il Cristianesimo.
Nell'intervista citata sopra padre Coyne diceva che "La possibilità di vita extraterrestre intelligente e spirituale ci presenta molte domande. La scienza per un credente, comunque, non demolisce la fede ma la sprona". Secondo Coyne, il problema non è del Cristianesimo, ma piuttosto di "un certo ambiente ideologico della Chiesa" dove non si vogliono "affrontare le discussioni che potrebbero far tremare un po' le dottrine" in esso sostenute.

Andando ancora indietro, un altro gesuita, Domenico Grasso, nel 1952 aveva pubblicato sulla prestigiosa rivista dell'ordine "La civiltà cattolica" un articolo sull'argomento (D. Grasso, La teologia e la pluralità dei mondi abitati, "La civiltà cattolica", 103 (1952), vol. IV, pp.255-265), sostenendo che, di fronte alla scoperta di vita extraterrestre, "né il domma né la teologia si troverebbero in difficoltà" (p.263) e che ad esseri ragionevoli, per quanto diversi da noi, si poteva certamente "attribuire la definizione di uomo" (p.255).
Già secoli fa Nicolò Cusano, il noto filosofo che fu anche vescovo di Bressanone, sostenne la possibilità che altri corpi celesti potessero essere abitati (De docta ignorantia, II, 12).
Grasso ricorda come per alcuni credere in esseri fuori dalla Terra minacciava la religione cristiana (cita a questo proposito una lettera dell'abate Giovanni Ciampoli a Galileo Galilei e una di padre Le Cazre a Gassendi), ma col tempo "i teologi si accorsero che né la teologia né il domma avevano nulla da temere da un'ipotesi così ardita" e a questo proposito cita le opere di Monsabrè e Pohle.
Per quanto riguarda la redenzione, Grasso ipotizzava tre casi:
(1) Hanno superato la prova fallita da Adamo ed Eva e quindi, senza peccato originale, non hanno bisogno della redenzione.
In questo caso, secondo Grasso, vivrebbero nel benessere, senza malattie e con una scienza più evoluta della nostra.
(2) Hanno anche loro mancato la prova. Qui Grasso introduce tre possibilità:
(2a) "sono stati lasciati nel loro peccato senza possibilità di perdono"
(2b) "sono stati redenti in un modo diverso da quello voluto dal Creatore per i discendenti di Adamo"
(2c) "da Dio sono stati redenti applicando loro i meriti di Gesù Cristo, portandoli a conoscenza dell'avvenuta redenzione mediante una rivelazione individuale o collettiva, ed esigendone l'accettazione e fede, come condizione e mezzo indispensabile di salvezza"
(3) Sono "senza un destino soprannaturale in una condizione puramente naturale" e dopo la morte avranno una "felicità semplicemente naturale, come, nella dottrina cattolica comune, avviene per i bambini morti senza battesimo"

Anche C. S. Lewis, lo scrittore oggi noto soprattutto per le Cronache di Narnia> si era interessato alla questione, dedicandole un saggio (pubblicato nel 1963 con il titolo Onward, Christian Spacemen, tr. it. L'occhio che vede, in C. S. Lewis, Riflessioni cristiane, a cura di Walter Hooper, ed. it. a cura di Andrea Colombo, Milano : Gribaudi, 1997, pp.224-235).
Lewis riteneva che quella di entrare in contatto con creature razionali extraterrestri fosse "una possibilità remota" e pensava che non fosse un male, essendo convinto che l'incontro sarebbe stato certamente uno scontro, con i più forti (sia che fossero i terrestri, sia che fossero gli alieni) che avrebbero soggiogato i più deboli.
Anche Lewis si poneva il problema teologico della redenzione per ipotetici esseri razionali extraterrestri.
(1) Gli alieni potrebbero essere "una razza [...] immacolata, senza guerre né altre malvagità, tutta pace e fratellanza" e che "non conosce la storia della redenzione e dell'incarnazione". In questo caso, "non ci sarebbe stata la redenzione, perché non ce ne sarebbe stata la necessità". Lewis aggiunge che, di fronte a tali esseri, i terrestri probabilmente troverebbero comunque "un buon motivo per sterminarli".
(2) Potrebbero essere "una razza che, come noi, sia un misto di bontà e cattiverie" e per la quale ci sia stato un evento di redenzione, anche se "non c'è bisogno, per quanto ne possa capire, che sia stato conforme al nostro modello dell'incarnazione, passione, morte e resurrezione": Dio potrebbe anche aver "utilizzato delle altre vie [...] per redimere un mondo perduto".
(3) Potrebbero essere "una specie che, come noi, necessiti di una redenzione, ma non l'ha ottenuta". In tal caso, dice Lewis, "sarebbe nostro dovere predicare loro il Vangelo".
(4) Potrebbero essere "una razza completamente diabolica: [...] tutti incurabilmente corrotti e senza possibilità di riscattarsi". Insomma, si tratterebbe di quelli che la teologia conosce, ma solo come "spiriti del tutto immateriali. Allora un piccolo riaggiustamento sarebbe necessario".

Jean Guitton (Il Cristo della mia vita : dialoghi con J. Doré, Cinisello Balsamo : Paoline, 1988, pp.246-257 - grazie a Rita per la segnalazione):
"io penso che la redenzione compiuta da Gesù Cristo sul pianeta chiamato terra duemila anni fa è certamente in grado di salvare non soltanto il mondo ma tutti i mondi. Di conseguenza non vedo difficoltà né obiezioni che si oppongano a questo dato capitale della fede e della teologia. Nell'infinito della redenzione compiuta su questa terra vi è abbastanza ricchezza, splendore, sacrificio, amore, per salvare tutti gli uomini presenti, passati, futuri." (p.250)
"Poco importa che essa [l'incarnazione redentrice] abbia avuto luogo sul nostro pianeta soltanto o su miliardi di altri pianeti: essa ha la possibilità di illuminare, riscattare, salvare tutti i mondi. Su questo non ho alcun dubbio." (pp.250-251)
"Tenuto conto del numero di questi mondi e di varie umanità, Cristo avrebbe potuto incarnarsi più volte. Penso che il numero non abbia alcuna importanza: siamo nell'ordine della quantità, dunque su un piano accidentale, non su quello essenziale." (p.252)

Edited by Giorgio - bib - 16/7/2010, 15:19
view post Posted: 23/12/2009, 18:31 Coccinelle Harmonia axyridis - Zoologia e dintorni
Nonostante le rigide temperature di questi giorni, oggi ne ho trovata una che camminava sul davanzale di una finestra. La colorazione era simile a quella della coccinella nella prima foto dell'intervento precedente.
view post Posted: 2/10/2009, 13:30 Programma pluriennale della Provincia di Como - Biblioteche
CITAZIONE (Stefano Rai @ 12/8/2008, 18:39)
CITAZIONE
messa a punto della Carta delle collezioni ovvero dello strumento che consente il controllo e la trasparenza del processo evolutivo della fisionomia documentaria della biblioteca

Anche nel programma dell'Ovest Como si parla di una "Carta delle collezioni" in fase di redazione e in quello della Brianza Comasca si dice che anche lì si farà. In cosa consiste in concreto? Ha un'utilità pratica o rischia di essere una roba come le carte dei servizi o peggio ancora le vision e mission che imperversano ovunque?

La redazione della "carta delle collezioni" del sistema bibliotecario dell'Ovest Como è stata affidata a un gruppo di lavoro costituito da bibliotecari del sistema. E' stata elaborata una griglia basata sulla classificazione decimale Dewey (in uso in quasi tutte le biblioteche del sistema). Quindi i membri del gruppo di lavoro hanno visitato ciascuna biblioteca del sistema assegnando un indice a ciascuno dei segmenti così individuati. La valutazione è stata fatta, per quanto ho capito, sul numero dei documenti e sulla presenza o meno di alcuni testi (p.e. per la letteratura di un paese la presenza di una storia di tale letteratura, per una certa disciplina quella di un manuale, ecc.). L'intento era quello di fare, come si è detto in un incontro sul tema, una "fotografia" delle collezioni di ciascuna biblioteca. Da questa "fotografia" si dovrebbero poi trarre indicazioni per la gestione delle collezioni.

Per quanto riguarda l'utilità, le valutazioni dei bibliotecari sono diverse. Si va da una collega che la ritiene fondamentale a chi pensa che serva a poco.
Personalmente sono piuttosto scettico sull'effettiva utilità.
Segnalo il tuo intervento ai colleghi del sistema bibliotecario, in particolare a quelli che hanno fatto parte del gruppo di lavoro che l'ha redatta, in modo che, se vogliono, possano offrire il loro punto di vista all'interno di questa discussione o aprendone una specifica sulla carta delle collezioni.

CITAZIONE
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Molto, moltissimo rimane da fare

(Si sta parlando di catalogazione.) Innegabile. Ma allora perché non si passa a una più efficace catalogazione partecipata?

Da un punto di vista tecnico, non c'è dubbio che l'introduzione di una catalogazione partecipata che si affianchi a quella fatta al centro provinciale sarebbe utilissima per migliorare la situazione del catalogo provinciale e non ci sono ostacoli (sempre sotto l'aspetto tecnico) per farla partire. Si potrebbe (e si dovrebbe) cominciare già oggi.
Il problema è che quella della catalogazione centralizzata è una scelta "ideologica" più che tecnica.

CITAZIONE
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alla luce dei “Profili professionali e di competenza degli operatori delle biblioteche di ente locale e di interesse locale”, approvati dalla Giunta Regionale con delibera n. VII/16909 del 26 marzo 2004

Anche qua... Ma sono l'unico a pensare che questi "profili" siano bruttarelli mica poco?

Se non l'ho già detto altrove nel forum, rimedio ora: sono pienamente d'accordo. Rimando a quanto avevamo scritto a proposito sul "Topo di biblioteca":
http://bibliotopia.altervista.org/pubblica.../topo/ipv21.htm

CITAZIONE
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Ovest Como
consente la condivisione di strumenti e quindi l'interazione dei servizi tra i sistemi bibliotecari operanti sul territorio della provincia di Como, su di un "secondo livello", ormai approdato ad una configurazione definita e ad una buona funzionalitá che sará completata con l'ingesso nella rete della biblioteca del capoluogo

Ehm... non ho capito cosa vuol dire...
(colgo comunque l'occasione per segnalare che c'è scritto "ingesso" invece di "ingresso" e, se mi permettete di essere pignolo, vanno cambiati gli accenti sulle a)

Vuol dire semplicemente che i servizi non sono soltanto a livello di sistema bibliotecario (primo livello), ma anche estesi su tutta la provincia (secondo livello).
P. e. c’è un servizio di prestito interbibliotecario all’interno del sistema bibliotecario che fa girare i libri tra le biblioteche associate, ma poi c’è anche uno scambio tra i diversi sistemi per cui puoi avere un libro anche da una biblioteca esterna al sistema bibliotecario cui appartiene la biblioteca a cui ti rivolgi.

CITAZIONE
CITAZIONE
Brianza Comasca
il team di coordinamento provinciale

Che è?

Il gruppo formato dai coordinatori dei quattro sistemi bibliotecari e da quello della Provincia, più la direttrice della biblioteca di Como.

CITAZIONE
Programmi dei sistemi bibliotecari Brianza Comasca e Ovest Como

In entrambi ho trovato qualcosa che avrei preferito non trovare:
CITAZIONE
Brianza Comasca
per quanto riguarda le indicazioni relative all’approccio metodologico, volto a promuovere il “lavoro per progetti”

CITAZIONE
Ovest Como
l'approccio metodologico, che viene adottato per tutti gli obiettivi individuati sul triennio, è quello del "lavorare per progetti"

Anche qui 'sta fuffa del "lavorare per progetti"?
(Per Giorgio: voglio sperare che tu abbia votato contro 'sta robaccia...)

Per quanto riguarda il "lavorare per progetti" nel programma del sistema bibliotecario dell’Ovest Como, riporto l'inizio di un mio intervento del 27 giugno 2007: "Dobbiamo proprio ripetere anche stavolta questa storia dei progetti? E' una teoria ormai ampiamente screditata (e la nostra esperienza lo conferma)". Penso che basti per capire cosa ne pensavo (e ne penso tuttora).
Purtroppo, nonostante il mio appassionato consiglio di levarlo, il "lavorare per progetti" è rimasto.

Per quanto riguarda invece il "votato", purtroppo non è pratica in uso e non c'è stata, né in questo né in altri casi, una reale verifica di quale sia il parere prevalente dei bibliotecari. Quindi non saprei dirti quanti potessero essere a favore e quanti contro il "lavorare per progetti", anche se l'impressione che ho è che una larga maggioranza lo consideri, come hai detto tu, "fuffa".

Questo suggerisce una riflessione conclusiva.
La cosa che più lascia perplessi nel programma triennale della Provincia, in fondo, non è qualcosa che dice, ma quello che non dice. Non viene mai citato il comitato tecnico dei bibliotecari. E' come scrivere un trattato sulle leggi in Italia senza citare il Parlamento o come catalogare un libro dimenticandosi intestazione e titolo. In realtà i comitati tecnici avrebbero dovuto essere al centro del programma. Con la costituzione della rete provinciale si dovrebbe poi cominciare a pensare a un comitato tecnico su base provinciale.
E' una lacuna grave, ma non casuale, perché di fatto nella rete bibliotecaria il processo decisionale è sempre più spostato non sul comitato tecnico, come sarebbe opportuno per correttezza ed efficacia, ma sul "team di coordinamento" di cui si diceva più sopra, con i guai che ne conseguono perché (senza mettere in dubbio le capacità di chi ha il ruolo di coordinatore) è ovvio che discussioni e decisioni basate sulla partecipazione garantiscono un miglior risultato e stimolano creatività e responsabilità. Credo sia un salto di maturità che farebbe bene ai bibliotecari (ma anche ai coordinatori stessi) e di conseguenza al servizio e (che è poi ciò che conta) ai lettori.
Più che a (presunte) gerarchie e aspetti burocratici e manageriali ("un coordinatore, figura perno del governo della cooperazione", "team a livello intersistemico-provinciale", ecc.), sarebbe molto meglio lasciare spazio alle capacità tecniche e alla creatività dei bibliotecari.

Edited by Giorgio - bib - 3/10/2009, 15:31
view post Posted: 3/9/2009, 14:15 Starchild - Mah
CITAZIONE
TgCom: test del Dna

L'ufologo Jaime Maussán ha dichiarato a "Bild" che i tre laboratori messicani e quello canadese a cui era stata affidata l'analisi hanno affermato che "i campioni erano troppo deteriorati per produrre dna coerente", mentre lui ritiene che "i test di laboratorio sono falliti perché era un dna sconosciuto".

CITAZIONE
TgCom: uno scheletro da lucertola

CITAZIONE
La Stampa: Presenta alcune caratteristiche morfologiche umane ma anche di rettile, come ad esempio la dentatura

Cominciamo dicendo che l'essere in questione non ha né scheletro né dentatura da rettile.
Nel filmato inserito da Ufocatcher, p.e. a 2:06 e a 2:25, si vedono bene nella mascella, per ciascuna emiarcata, due incisivi seguiti da un canino e poi da premolari e molari. Il fatto che ci siano diversi tipi di denti (eterodontia) indica che l'animale non è un rettile, ma un mammifero.

CITAZIONE
TgCom: L'alieno ha anche alcuni elementi di somiglianza con gli esseri umani.

Che abbia "alcuni elementi di somiglianza con gli esseri umani" è ovvio, dato che si tratta di una piccola scimmia. Non sono un esperto di primati, ma penso che abbiano colto nel segno Maria Guimarães e Bruno Galrido, interpellati da Kentaro Mori, ipotizzando che la bestiola di Metepec possa essere un piccolo cebide come una scimmia scoiattolo (Saimiri) o un tamarino (Saguinus).


* [Kentaro] Mori, The Screamin’ Demon of Mexico: Monkey Business, blog "Forgetomori", 21 maggio 2009
http://forgetomori.com/2009/skepticism/dem...urado-no-mxico/
* H. Bauernebel - A. Albert, Will the 'alien baby' mystery ever be solved?, Bild.com, 31 agosto 2009
http://www.bild.de/BILD/news/bild-english/...-be-solved.html
* Attila Albert, Does the 'alien baby' have a brother who lives among us?, Bild.com, 1 settembre 2009
http://www.bild.de/BILD/news/bild-english/...s-among-us.html

view post Posted: 12/7/2009, 21:44 Nuove salamandre - Zoologia e dintorni
E' stata descritta una nuova specie di anfibio caudato, attribuita ad un nuovo genere.
L'animaletto (lunghezza totale di circa 5 cm, dei quali una metà per la coda), della famiglia dei pletodontidi e della tribù degli spelerpini, è stato descritto da C. D. Camp, W. E. Peterman, J. R. Milanovich, T. Lamb, J. C. Maerz e D. B. Wake con il nome di Urspelerpes brucei.

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* C. D. Camp, W. E. Peterman, J. R. Milanovich, T. Lamb, J. C. Maerz, D. B. Wake, A new genus and species of lungless salamander (family Plethodontidae) from the Appalachian highlands of the south-eastern United States, "Journal of Zoology", pubblicato online, 22 giugno 2009
http://www3.interscience.wiley.com/cgi-bin...62857/HTMLSTART

* Darren Naish, The USA is still yielding lots of new extant tetrapod species, blog "Tetrapod Zoology", 12 luglio 2009
http://scienceblogs.com/tetrapodzoology/20...salamanders.php
(da questa pagina ho tratto la foto)

Edited by Giorgio - bib - 16/7/2009, 12:42
view post Posted: 2/7/2009, 18:47 Mostri marini - Zoologia e dintorni
Cameron McCormick si è occupato del caso del lungo pesce descritto dal capitano Hanna.

Nell'agosto del 1880 il capitano S. W. Hanna catturò nelle acque di New Harbor, nel Maine, un pesce anguilliforme lungo circa 8 metri e largo 25 cm. Hanna abbandonò in mare l'esemplare, ma ne fece uno schizzo. Secondo Hanna si trattava di uno squalo perché aveva le tipiche fessure branchiali di questi pesci. Il capitano ne contò (e ne disegnò) tre.

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Partendo dall'idea che dovesse essere uno squalo e dalla forma del corpo, alcuni autori (McCormick cita Bernard Heuvelmans e Karl Shuker) hanno pensato al Chlamydoselachus anguineus, ma le dimensioni non corrispondono: 8 metri sono davvero troppi per questa specie, la cui lunghezza massima conosciuta è intorno ai due metri (1). Inoltre nessuno squalo conosciuto ha tre fessure branchiali. Tutte le specie conosciute ne hanno almeno cinque e il Chlamydoselachus ne ha sei.
D'altra parte, alcuni particolari del disegno fanno pensare piuttosto a un pesce con scheletro osseo. Ben Roesch ha fatto notare che le pinne pettorali, la dorsale e la caudale che circonda l'estremità posteriore dell'animale sembrano raggiate e che le pinne pettorali, inoltre, sono in una posizione parallela all'asse longitudinale del corpo. Un tratto a favore dell'identificazione con uno squalo potrebbero essere le fessure branchiali (al di là di quanto già detto sul loro numero), ma Roesch fa notare che i lofotidi hanno opercoli che potrebbero essere confusi con le fessure branchiali di uno squalo.
Cameron McCormick accoglie le argomentazioni di Roesch e nota che la pinna posta quasi sull'estremità del muso ricorda un lampriforme, ma più che a un lofotide, pensa al regaleco (Regalecus glesne), l'unico lampriforme che può raggiungere la notevole lunghezza del pesce del capitano Hanna. Lo stesso Roesch ha scritto un commento nel blog di McCormick dicendo che è d'accordo nel ritenere il regaleco l'ipotesi più probabile.

(1) cfr Giancarlo Costa - Maurizio Mosca, Mostri dei mari, Milano : Mursia, 1999, pp.101-103: "Il pesce, del tutto sconosciuto, [...] sembrava essere un Chlamydoselachus anguineus, [...] ma il più grande Chlamydoselachus conosciuto è lungo appena due metri".

* Cameron McCormick, Captain Hanna's mystery fish, blog "The Lord Geekington", 3 giugno 2009
http://cameronmccormick.blogspot.com/2009/...stery-fish.html
view post Posted: 2/7/2009, 18:44 Tartarughe azzannatrici - Zoologia e dintorni
Qualche caso di ritrovamenti di tartarughe azzannatrici in località a noi più vicine.

Nel maggio del 2002 era stata trovata una tartaruga azzannatrice (Chelydra serpentina) nel lago di Montorfano. Durante una gita scolastica, una guardia venatoria aveva usato l'elettrostorditore per mostrare i pesci agli alunni e insieme ai pesci era saltata fuori la tartaruga. L'esemplare era lungo 80 cm dalla testa alla coda, mentre la corazza era lunga 35 cm. Il peso era stato stimato in 6-8 kg e l'età in una decina d'anni (1).
Un mese dopo un altro esemplare era stato trovato da tecnici dell'Azienda Servizi Integrati di Merone nel recinto del depuratore, vicino al Lambro. L'animale era lungo più di 50 cm (corazza: 30 cm) (2).

Nell'agosto 2008 un uomo aveva segnalato una tartaruga tra Lonate Pozzolo e Vizzola, in provincia di Varese. Secondo la forestale, "la descrizione fornita dall'uomo non lascia margini di dubbio" sul fatto che fosse una Chelydra serpentina. Le misure stimate erano di 90 cm di lunghezza totale, 45 cm per la corazza, oltre 20 kg di peso. Era stato visto in una vasca per la raccolta dell'acqua dal quale non sembrava potesse uscire, ma, non essendo poi stato trovato lì, si era supposto che fosse stato "liberato" e si temeva che potesse arrivare al fiume Ticino creando un pericolo per i bagnanti (3).

(1) R. Ca., Nel lago la tartaruga azzannatrice, "La Provincia", 18 maggio 2002, p.26; R. Ca., La tartaruga azzannatrice, un pericolo per i bagnanti, "La Provincia", 19 maggio 2002, p.25.
(2) Trovata una tartaruga tropicale, "Corriere di Como", 19 giugno 2002, p.4.
(3) Alessandro Madron, Paura per la tartaruga che azzanna, "La Provincia", 8 agosto 2008, p.7.
view post Posted: 2/3/2009, 16:29 Serpenti giganti - Zoologia e dintorni
Per quanto riguarda il presunto serpentone del Borneo, tanto per cominciare, quello nella foto non è il fiume Baleh, ma il Congo.
Qui sotto c'è l'immagine senza serpente:

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(foto da qui - la si trova anche qui)

La versione con il serpente, intitolata Giant Congo Snake, è stata realizzata da "Grafx311" per una gara di fotomontaggi a tema criptozoologico lanciata dal sito Worth1000 nel febbraio del 2002.

Qui una pagina di ricerca che dà come risultato il Giant Congo Snake di "Grafx311":
http://www.worth1000.com/search.asp?search=congo+snake
Chi è iscritto a Worth1000 (la registrazione è gratuita) può vedere l'immagine in dimensioni maggiori qui:
http://www.worth1000.com/view.asp?image=6030
e la gara cui ha partecipato qui:
http://www.worth1000.com/contest.asp?conte...splay=photoshop


Il "Daily Mail" (e l'articolo del Centro Ufologico Taranto citato da Ufocatcher) mostrano anche questa foto:
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Anche questa proviene da una gara di fotomontaggi di Worth1000:
http://www.worth1000.com/cache/gallery/con...?contest_id=305 (accesso alla pagina per gli iscritti)
Autrice di questa immagine è "SilkenFairy".



Un po' di articoli sul presunto serpentone del presunto Borneo:
* Has the Loch Ness Monster emigrated to Borneo? , Telegraph.co.uk, 19 febbraio 2009
http://www.telegraph.co.uk/news/newstopics...-to-Borneo.html
* Photograph shows 'giant snake' lurking in Borneo river, Telegraph.co.uk, 23 febbraio 2009
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/...rneo-river.html
* Richard Shears, Picture of 100ft-long 'snake' sparks fears of mythical monster in Borneo, MailOnLine, 20 febbraio 2009
http://www.dailymail.co.uk/news/worldnews/...ter-Borneo.html
* Katherine Harmon, Are the photos of Borneo's monster snake real?, blog "60-Second Science" di "Scientific American", 20 febbraio 2009
http://www.sciam.com/blog/60-second-scienc...er-s-2009-02-20
* Nel Borneo un serpente lungo 30 metri, Tiscali Notizie, 20 febbraio 2009
http://notizie.tiscali.it/articoli/stranom..._metri_555.html
* Benjamin Radford, Why the 'Giant Snake' Is a Fake, FoxNews.com, 23 febbraio 2009
http://www.foxnews.com/story/0,2933,497685,00.html

Edited by Giorgio - bib - 2/3/2009, 16:46
view post Posted: 12/2/2009, 19:15 Templari - Mah
CITAZIONE
Giacobbo dice che il pozzo è opera umana e mostra conoscenze ingegneristiche avanzate.

In realtà, il "pozzo del tesoro" sembra essere invece il risultato di un fenomeno naturale. Il geologo E. Rudolph Faribault trovò diverse doline sulla terra ferma di fronte a Oak Island e quindi in un suo rapporto del 1911 concluse che anche il presunto pozzo del tesoro era una dolina e non un pozzo scavato da uomini. Si dice che sulla stessa Oak Island, nel 1878, si aprì una dolina.
Joe Nickell, The Secrets of Oak Island, "Skeptical Inquirer", marzo - aprile 2000:
http://www.csicop.org/si/2000-03/i-files.html

CITAZIONE
a Westford (Massachusetts) c'è la lapide di James Gunn

Le incisioni sulla roccia in cui taluni vogliono (con una buona dose di fantasia) vedere il ritratto di un cavaliere sono quasi tutte di origine naturale. L'archeologo David K. Schafer ha rilevato che si tratta di segni lasciati dal movimento di pietre spostate dal ghiaccio, con l'eccezione di un'incisione a forma di T che da sola dice ovviamente ben poco e che comunque non può risalire al XIV secolo quando quello strato di roccia era, secondo gli studi geologici, ricoperto da uno strato di terra.
David K. Schafer, A preliminary report on a survey of the ‘Westford Knight’:
http://www.ramtops.co.uk/westford.html
view post Posted: 12/2/2009, 19:02 Titanic - Mah
CITAZIONE (Fljll Flòi @ 23/1/2009, 14:01)
Nel 1898 (quindi 14 anni prima della tragedia del Titanic) fu pubblicato il libro di Morgan Robertson Futility or the Wreck of the Titan, nel quale si racconta di una nave chiamata "Titan" che in una notte d'aprile si scontra con un iceberg nell'Atlantico Settentrionale e va a fondo.

La possibilità di uno scontro con un iceberg per le navi che viaggiavano in quell'area era un pericolo non trascurabile e ci furono diversi casi di collisioni e affondamenti per tale causa e già nel luglio del 1880, quindi diciotto anni prima del libro di Robertson (1), una nave chiamata Titania era affondata anch'essa nell'Atlantico settentrionale in seguito alla collisione con un iceberg. Nel 1882, di un'altra nave con lo stesso nome si persero le tracce, sempre nell'Atlantico settentrionale, e i proprietari ipotizzarono che si fosse scontrata con un iceberg. Senan Molony, che li ha ricordati in suo studio insieme ad un'altra Titania affondata sempre là a causa di una tempesta nel 1865 (2), si chiede se Robertson potesse essere a conoscenza di questi casi, e in particolare del primo. In ogni caso, un nome simile a Titan era comunque una scelta plausibile per un transatlantico (3).
Le somiglianze tra le caratteristiche del Titan letterario e quelle del Titanic non dovrebbero sorprendere. Vista la trama del suo libro, era ovvio che Robertson usasse dei dati che facessero apparire la nave grandiosa, ma restando comunque realistici, vicini a quelli che poteva avere la più imponente nave dei tempi (4).
Un'altra analogia che è stata sottolineata è che sia nell'opera di Roberston che nel caso reale del Titanic il numero di scialuppe di salvataggio si era rivelato insufficiente. Anche in questo caso, però, non si tratta di una profezia del disastro del Titanic: quella di sottostimare la necessità di scialuppe era purtroppo la consuetudine ai tempi (5). Alcuni anni prima del libro di Robertson, William Thomas Stead, che morirà proprio nell'affondamento del Titanic, aveva scritto un racconto dal titolo How the Mail Steamer went down in Mid Atlantic, by a Survivor (pubblicato sulla "Pall Mall Gazette" del 22 marzo 1886) nel quale la carenza di scialuppe era la causa di numerose morti. Al termine del racconto, l'autore avvertiva che la sorte dei passeggeri nel suo libro era quella che poteva capitare, e che sarebbe capitata, a quelli di navi reali se i proprietari non le munivano di un numero sufficiente di scialuppe (6). Stead scrisse anche il racconto From the Old World to the New (pubblicato su "The Review of Reviews", 1892) nel quale una nave affonda dopo aver colpito un iceberg (7).

Si è parlato anche di sogni premonitori della disgrazia del Titanic, ma, osserva Massimo Polidoro come conclusione della sua analisi, "dei cinque sogni solitamente indicati come premonitori dai parapsicologi (e va sottolineato il fatto che questi non rappresentano una selezione, ma sono gli unici [...]), due diventano tali solo dopo il fatto, per il ben noto principio della selezione delle coincidenze significative; due riflettono paure e timori naturali che possono naturalmente essere trasportate nei sogni; e di uno non vengono forniti dati che potrebbero confermarne la veridicità" (8).

Una voce che circola è quella secondo la quale il presunto numero di scafo del Titanic, 390904, sarebbe stato un cattivo segno: mettendo uno spazio tra le prime quattro cifre e le restanti due (3909 04) e scrivendo i 9 con la sola asta verticale, senza il tratto alla base, e il 4 aperto, la scritta, guardata allo specchio, diventerà NO POPE, "nessun papa" (anche se ci vuole un pizzico di fantasia per trasformare il 4 in una N). Comunque il 390904 non è il numero dello scafo, né di altro, del Titanic (9).
Una storia simile è quella in cui gli operai del cantiere avrebbero scritto sulla chiglia del Titanic frasi blasfeme e per questo Dio avrebbe fatto affondare la nave. Eccone un paio di versioni tratte da bollettini parrocchiali della provincia di Como (10):
CITAZIONE
Gli operai di Belfast, arrabbiati protestanti, scrissero sulla ghiglia della nave Titanic: il Papa all'inferno; e un giorno inorgogliti davanti a tanta mole, come gli antichi davanti alla torre di Babele, bestemmiavano Dio quasi per dirgli: Se ci sei distruggi questo portento del genio umano... Dio c'è, la torre di Babele rovinava e il Titanic nel primo viaggio si sfasciava contro un monte di ghiaccio.

CITAZIONE
Ebbene un operaio aveva scritto a stampatello sulla chiglia della nave riputata il miglior campione dell'ingegneria moderna: “Neppure Cristo potrà affondare questa nave!”. La sfida era forte, il castigo spaventoso!

Resta da chiedersi se per un cattolico debbano essere più blasfeme le presunte scritte degli operai o queste assurde storielle in cui si sostiene che Dio, per vendicarsi degli operai, avrebbe fatto morire centinaia di persone.


Note:
(1) Il testo è disponibile qui: http://www.titanic-titanic.com/wreck_of_the_titan_1.shtml
(2) Senan Molony, Just how much of a Prophet was Morgan Robertson?, http://www.titanicbooksite.com/article_rob...on_prophet.html
Molony ricorda anche una terza Titania affondata nell'Atlantico settentrionale, nel 1865, a causa di una tempesta.
Nell'agosto del 1908, un battello a vapore chiamato Titania affondò nel lago Ontario in seguito allo scontro con un'imbarcazione di maggiori dimensioni. (Small Titania rammed big steamer Kingston, "Buffalo Evening News", 12 agosto 1908, http://www.hhpl.on.ca/GreatLakes/Scripts/N...D=4054&number=2 )
(3) Massimo Polidoro, Grandi misteri della storia, Casale Monferrato : Piemme, 2004, pp.181, 184-185. Polidoro cita il libro di Martin Gardner The Wreck of the Titanic foretold?, Buffalo : Prometheus Books, 1986.
(4) Si può vedere p.e. http://www.historyonthenet.com/Titanic/futility.htm. Cfr Polidoro, Grandi misteri della storia, cit., p.184.
(5) Robert Gardiner - Dan Van der Vat, I due Titanic, Casale Monferrato : Piemme, 1997, pp.29-30, 90-91, 108, 278; Polidoro, Grandi misteri della storia, cit., p.182.
(6) http://www.attackingthedevil.co.uk/pmg/steamer.php
(7) http://www.attackingthedevil.co.uk/reviews/oldworld.php
(8) Polidoro, Grandi misteri della storia, cit., pp.178-179.
(9) Pope and Circumstance, snopes.com, ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2005: http://www.snopes.com/history/titanic/nopope.asp
Evidentemente le tragedie stimolano, in modo discutibile, la creazione di giochetti come questo. Dopo l'11 settembre è cominciata a circolare la "scoperta" che scrivendo con il font di Word "Windgings" la sigla Q33NY, attribuita a uno degli aerei che colpirono le Torri Gemelle, si vede un aereo col muso rivolto verso due torri, un teschio con ossa incrociate e la stella di Davide. A parte il fatto che non si capisce cosa abbia a che fare Israele con l'11 settembre e che le due "torri" sono in realtà fogli di carta scritti, il fatto è che nessuno degli aerei coinvolti negli attentati aveva tale sigla.
(10) La prima citazione è tratta da Scherzare con Dio?..., in "Il Crocefisso" (bollettino della basilica dell'Annunziata di Como), settembre 1925, p.137, la seconda da Bestemmia, in "Il mio campanile" (parrocchia di Casanova Lanza), dicembre 1934 - gennaio 1935, pp.13-14 (cit. a p.13). Già nel numero del febbraio 1934 "Il mio campanile" aveva citato la tragedia del Titanic come esempio di mortificazione della superbia umana e, con gergo fascisteggiante, delle "aristicrazie plutocratiche" di Stati Uniti e Inghilterra.
In un altro articolo di questo genere (Con Dio non si scherza, in "La buona parola", bollettino parrocchiale di San Rocco di Como, dicembre 1931, pp.3-4) si raccontava che "giornalisti socialisti e framassoni", per deridere la processione del Corpus Domini, avevano organizzato nel giugno del 1931 una crociera con il vapore Saint Philibert. "Vedrete come andrà bene, nonostante che tutti i gitanti perderanno la Messa per prendervi parte" si era detto, ma l'imbarcazione, nella nebbia, era stata speronata da un transatlantico e un gran numero di passeggeri erano scomparsi nelle acque. Conclusione: "E' bene ricordare agli sconsigliati sfidatori della Divina pazienza che con Dio non si scherza".
L'articolo Dio solo!, in "Per il bene" (parrocchia di San Michele di Cantù), luglio 1931, p.4, citava il caso del Saint Philibert e quello del Florida, affondato dopo la collisione con una corazzata inglese. Il comandante del Florida avrebbe detto: "piroscafi come questo non temono più nulla: il mare e le tempeste sono domati". Conclusione del bollettino: "L'uomo ha fatto, sì grandi e meravigliosi progressi; ma pazzo è se pensa perciò di non aver più bisogno di Dio. Folle bestemmia è la sua".
Ancora nel maggio del 1952 il già citato bollettino "Il Crocefisso" (Le tempeste sugli oceani, p.38) a proposito delle navi affondate si chiedeva: "Non fanno pensare a una lezione di Dio data alla superbia umana sicura di sé?"
Avevo già citato questi casi in un mio articolo (Giorgio Castiglioni, Quelle scritte blasfeme sul Titanic, "Il Corriere" (Como), 8 gennaio 1998, p.16).

view post Posted: 23/1/2009, 17:40 Felini misteriosi - Zoologia e dintorni
Il pogeyan

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Darren Naish nel suo blog "Tetrapod Zoology" parla del pogeyan, un misterioso felino descritto da Sandesh Kadur nel documentario The Mountains of the Monsoon, trasmesso da BBC2 il 16 gennaio 2009, girato sui Ghati Occidentali. Il nome pogeyan nella lingua locale significa "il felino che va e viene con la nebbia". Un animale ancora sconosciuto? Naish non lo eslcude, ma invita alla cautela: "se l'ipotesi che possa trattarsi di una nuova specie resta plausibile, è stata anche presa in considerazione la possibilità che il Pogeyan sia un leopardo mutante. Dopo tutto , il Pogeyan sembra molto simile al leopardo per aspetto e dimensioni". Dopo aver citato diversi esempi di leopardi con manto dalla colorazione anomala, Naish conclude che "la propensione dei leopardi a sviluppare colorazioni anomale rende plausibile che il Pogeyan possa, in fin dei conti, essere un esemplare atipico di questa specie. Se lo è, comunque, non sembra corrispondere a una mutazione già registrata".

Darren Naish, The Pogeyan, a new mystery cat, "Tetrapod Zoology", 19 gennaio 2008
http://scienceblogs.com/tetrapodzoology/20...in_the_ghat.php
(dall'articolo di Naish è tratta anche l'immagine)
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