Sali di Schüssler

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Mah
view post Posted on 5/10/2014, 23:27




I sali di Schüssler sono un rimedio ideato dal tedesco Wilhelm Heinrich Schüssler (1821-1898), da cui prendono il nome. Per la descrizione di questa presunta terapia, ci rifaremo a tre numeri monografici di "Riza Scienze" (che sostengono l'efficacia dei sali, anche se non vi troviamo indicati studi clinici controllati che la dimostrino):
- Barbara Blaseotto, I sali della salute, Milano : Riza, 2003.
- Barbara Blaseotto, Curarsi e guarire con i sali minerali, Milano : Riza, 2010.
- Paolo Marzorati, Pronto soccorso omeopatico : omeopatia e sali di Schüssler, Milano : Riza, 2008.

Osservando la composizione delle ceneri di tessuti umani bruciati, Schüssler ritenne di aver individuato che c'erano dodici sali fondamentali, uno dei quali fu in seguito da lui eliminato, ma poi ripristinato dai suoi successori, e sostenne che "la causa delle malattie consiste principalmente in uno squilibrio o in una mancanza di sali" (Blaseotto 2003, p.14). La carenza dell'uno o dell'altro sale, secondo i sostentori di questo presunto rimedio, sarebbe verificabile con un'analisi del volto del paziente: per fare un esempio, piccole rughe di colore marrone-rossiccio segnalerebbero la carenza di fluoruro di calcio (Blaseotto 2003, pp.22-57; Blaseotto 2010, pp.71-82).

Decidendo di mettere alla base della sua presunta terapia i sali stessi, Schüssler abbandonò il "principio di similitudine" (ovvero usare una sostanza che, a dosi ponderale, provochi il sintomo che si vuole curare) che caratterizza e dà il nome all'omeopatia, di cui era stato un seguace (cfr Blaseotto 2010, p.20).
Pur senza raggiungere i numeri che si vedono spesso usati in preparati omeopatici, la preparazione dei sali di Schüssler è anch'essa basata su fortissime diluizioni. Ai sali vengono infatti applicate diluizioni D6 o D12. Il procedimento prevede "di prendere una parte di sale e di mescolarla con nove parti di lattosio" (D1), quindi di mescolare una parte di ciò che è stato così ottenuto con nove parti di lattosio (D2) e così via fino al numero indicato (Blaseotto 2003, p.15; Blaseotto 2010, p.20). Dunque nella D2 solo una parte su cento del preparato è costituita dal sale e il resto è lattosio, nella D3 solo una parte su mille e così via. Arrivando alle diluizioni indicate per i sali di Schüssler, quindi, abbiamo che per la D6 di sale c'è solo una parte su un milione, mentre le altre 999.999 sono di lattosio, e per la D12 addirittura solo una parte su mille miliardi.

Viste queste bassissime concentrazioni, non è difficile credere a Paolo Marzorati quando scrive che "non c'è rischio di sovradosaggio considerata la dinamizzazione, D6 o D12, in cui si presenta il Sale" (Marzorati 2008, p.28). Ma considerato appunto quanto poco resta del sale, si può pensare che 4-6 pastiglie al giorno (Marzorati 2008, p.25), ciascuna da 0,25 g (Blaseotto 2010, p.20) possano avere qualche effetto? E' la stessa Barbara Blaseotto (e ricordiamo che lei e Marzorati sono dei sostenitori dei sali) a dare una risposta negativa: "Le molecole dei Sali contenute nelle pastiglie, infatti, non sono sufficienti per creare degli effetti" (Blaseotto 2003, p.15).

Ma se l'irrilevante quantità del sale contenuta nelle pastiglie non può produrre alcun effetto, come si può allora sostenere che il preparato sia efficace? La spiegazione che viene data è che i sali non sono messi nella preparazione del rimedio per sostituire carenze nell'organismo, bensì perché producano "uno stimolo, ovvero un'informazione, che consente alle cellule di assimilare in quantità maggiore dagli alimenti i sali minerali di cui hanno bisogno" (Blaseotto 2003, p.15). Il problema è che non esiste alcuna prova che questa implausibile modalità d'azione, non diversa da quella chiamata in causa dagli omeopati, funzioni.

Non ci sorprende, dunque, che non siamo riusciti a trovare studi clinici controllati che dimostrino l'efficacia dei sali di Schüssler. Possiamo concludere citando l'autrice di uno dei testi che abbiamo consultato: "Questo tipo di terapia, analogamente all'omeopatia, non cura la malattia, ma l'uomo" (Blaseotto 2003, p.16). In effetti la scienza conosce qualcosa che, pur non essendo una cura della malattia, può dare benefici per quel che il soggetto crede possa fare: il placebo.
 
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Mah
view post Posted on 6/10/2014, 07:44




Alcuni giorni fa, a diverse biblioteche è giunta una newsletter di un'erboristeria. Tra le varie proposte contenute, ne abbiamo scelte due, ovvero l'uso dei sali di Schüssler per la febbre e della tisana Essiac per la psoriasi, e, non essendo a conoscenza di prove valide a favore di queste due indicazioni, abbiamo risposto a chi ha mandato la newsletter chiedendo se poteva indicarci studi clinici controllati che ne dimostrassero l'efficacia.

La dott.ssa Daniela Sauro ci ha risposto: "Traiamo le nostre conclusioni da libri, riviste, pubblicazioni, interviste ed altro. I nostri clienti sono i testimoni più attendibili" (la risposta valeva sia per i sali che per la tisana, sulla quale abbiamo avuto modo di discutere più a lungo: ne parliamo qui). Diamo atto alla nostra interlocutrice della cortesia con cui ci ha risposto, ma non possiamo essere d'accordo con questa sua risposta. In pubblicazioni, su libri o riviste e in internet, si trova di tutto e bisogna distinguere ciò che è attendibile. Le testimonianze dei clienti non possono essere ritenute una prova. Come abbiamo replicato alla dott.ssa Sauro, se un cliente prende il preparato per due o tre giorni e la febbre passa, può solo dire che la febbre è passata dopo averlo preso, ma non può attribuirne il merito al prodotto usato: la febbre passa anche da sola. Per sapere se il rimedio è davvero efficace è necessario avere un campione di controllo: una parte dei soggetti prenderà il vero preparato e un'altra parte un finto rimedio che sia indistinguibile nell'aspetto da quello vero (per evitare che i risultati siano alterati dall'effetto placebo o dalle aspettative di chi somministra i rimedi, si usa il "doppio cieco": né il soggetto né la persona che dà il rimedio e annota i risultati sa se sta ricevendo/dando il vero o il falso rimedio). Solo con questi studi, che sono appunto gli studi clinici controllati di cui chiedevamo, si può trarre una conclusione attendibile sulla validità del prodotto proposto.

Per questo abbiamo dovuto ribadire, sempre naturalmente con i "toni pacati" che la nostra interlocutrice ci ha cortesemente riconosciuto, che la nostra richiesta non poteva che vertere su tali studi. Non ci risulta che esistano studi clinici controllati che mostrino l'efficacia dei sali di Schüssler per la febbre (e neppure per alcuna altra indicazione). Neppure la dott.ssa Sauro ha saputo indicarcene e ci ha semplicemente detto: "In quanto alle considerazioni "cliniche" lasciamo il passo a chi ne sa più di noi".

In conclusione, ringraziamo la dott.ssa Daniela Sauro per la cortesia con cui ci ha risposto, ma neppure dallo scambio di email con lei è emerso uno studio clinico controllato che provi l'efficacia di questo rimedio.
 
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1 replies since 5/10/2014, 23:14   312 views
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