Tra i numeri di Rol c'era quello dei dipinti eseguiti dalllo spirito del pittore François Auguste Ravier.
Tra coloro che assistettero a una di queste prove, nell'agosto del 1965, ci fu anche lo scrittore Dino Buzzati.
Buzzati riferisce che "Rol dice che Ravier è venuto a lui spontaneamente e da allora gli è rimasto fedele, prendendo parte a una numerosa serie di esperimenti".
Rol chiese un soggetto per il quadro. Ci furono varie proposte (una campagna al mattino, un fiume, un tramonto in montagna, un paesaggio con foreste).
Quindi Rol cominciò a muoversi avanti e indietro. La "fase vera e propria di pittura", ovviamente al buio, non durò più di dieci. I colori erano freschissimi secondo Buzzati che commentava: "Un pittore provetto, che avesse già eseguito lo stesso quadro cento volte e lo sapesse ripetere a memoria, non potrebbe impiegare meno di due o tre ore, per veloce che sia". Buzzati si mostra convinto dell'autenticità del fenomeno: "Ma stasera la burla sicuramente non c'è. Immaginare, o semplicemente sospettare un trucco è di gran lunga più difficile e assurdo che ammettere il prodigio. Qualcuno, o qualcosa, ha dipino sul cartone telato un grazioso paesaggio di gusto ottocentesco".
A dir la verità, a me sembra più facile ammettere un trucco che sospettare un prodigio.
Nel resoconto di Buzzati ci sono un paio di particolari che val la pena di sottolineare. Uno è ovviamente il fatto che il quadro fosse dipinto al buio. Come scrive Mariano Tomatis, più smaliziato di Buzzati: "a luci spente, Rol poteva di certo dipingere o sostituire la tela con un'altra già pronta senza essere visto dai presenti".
Il secondo è il modo in cui viene chiesto il soggetto: si raccolgono infatti diverse proposte. E' un trucco psicologico da prestigiatore: si fa credere che sia il pubblico a fare la scelta, ma in realtà facendo parlare tutti sarà facile che salti fuori il soggetto che si desiderava fosse scelto. In questo caso era facilissimo che uno chiedesse un paesaggio e in ogni caso, anche se il soggetto scelto non saltasse fuori naturalmente, un buon prestigiatore sa come condurre il gioco facendo sì che vi si arrivi. Insomma, il trucco è nel far credere che sia il pubblico a scegliere quando in realtà la scelta è fatta dal prestigiatore.
Nel caso di Rol, questo aspetto è stato sottolineato dal parapsicologo Nicola Riccardi: "chiedeva ai presenti di proporre un soggetto per il quadro, ma era lui stesso a guidarli verso un disegno che probabilmente era stato preparato in anticipo" (cit. da Tomatis).
Tomatis ricorda un'altra prova di Rol nella quale faceva piegare dei fogli bianchi. Su uno di questi sarebbe apparso il disegno. Perché piegarli? Tomatis suggerisce una risposta: se i fogli vengono piegati è possibile nasconderne uno con il disegno già fatto sotto una mano per scambiarlo con uno di quelli bianchi o semplicemente aggiungerlo al gruppo. Tomatis menziona anche una prova in cui i fogli venivano messi nell'acqua: per far apparire fresca la pittura? per far comparire un inchiostro simpatico?
Cito poi queste righe sempre del bravo Tomatis:
CITAZIONE
Aldo Provera conserva ancora un foglio delle dimensioni di una cartolina sul quale Rol avrebbe impresso un dipinto di Matisse. Realizzato dallo spirito intelligente del pittore? In realtà è lo stesso Provera ad affermare che Rol, quando dipingeva normalmente, era molto abile a imitare gli stili di altri artisti. Affermò: "L'ho visto disegnare un Matisse in un centesimo di secondo: perfetto come l'originale". Strano che non gli sia sorto il sospetto che egli fosse anche autore del piccolo dipinto...
Tomatis parla anche del caso di Diss Debar, che non aveva neppure bisogno del buio. Una pittura a olio sotto compariva sotto gli occhi di chi osservava. Anche qui, però, c'è il trucco:
CITAZIONE
un ritratto a olio dipinto di fresco venne inserito in una cornice molto fonda e a circa tre centimetri di distanza gli fu messa davanti una tela bianca di un materiale sottile tipo garza grezza; all'interno della cornice c'era [...] una molla la quale, quando veniva schiacciata, faceva avvicinare le due tele. Nel momento in cui il pezzo di garza grezza bianca si appoggiava sulla pittura a olio, [...] essa [...] trasudava attraverso la tela bianca, sulla quale la seconda pittura si sviluppava gradualmente da quella di sotto.
FONTI:Dino Buzzati,
Un pittore morto da 70 anni ha dipinto un paesaggio a Torino, in id.,
Cronache terrestri, a cura di Domenico Porzio, Milano : A. Mondadori, 1972, pp.223-228, e in
I misteri d'Italia, Milano : A. Mondadori, 2000, pp.49-60.
Mariano Tomatis,
Rol : realtà o leggenda?, Roma : Avverbi, 2003, pp.180-184.